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La Repubblica degli stagisti

Data: 27/09/2010
Categoria: Un libro a settimana
Dall'esperienza di una giovane giornalista un panorama delle differenti tipologie di stage per chi si affaccia sul mercato del lavoro. Con un invito ai giovani a superare la rassegnazione
Il libro "La Repubblica degli stagisti" (Laterza) è probabilmente uno dei rari esempi in cui un patrimonio nato e accumulato sul web diventa strumento utilissimo su carta. Tanto che non è esagerato dire (e qualche lettore lo ha dichiarato pubblicamente) che dovrebbero leggerlo tutti quei giovani che, come si dice, stanno per "affacciarsi sul mercato del lavoro". Eleonora Voltolina, una giornalista di 32 anni cresciuta a Venezia e che oggi lavora a Milano, ha fondato repubblicadeglistagisti.it nel 2008, dopo aver fatto a sua volta 5 stage e aver sentito che "qualcosa scricchiolava". Nel blog, poi registrato come testata giornalistica, ha cominciato a raccogliere storie di giovani (anche 30-40enni) reduci o coinvolti in stage più o meno frustranti. Ma non solo: l“intenzione non era di costruire un semplice sfogatoio, bensì di fare qualcosa per migliorare una situazione, tipica dell“Italia e di poche altre realtà europee, dove la parola stage si traduce spesso in una sorta di parcheggio per gli aspiranti lavoratori e nell“occasione di avere personale a basso (o nullo) costo per aziende ed enti pubblici. L“idea della Voltolina era invece di fare qualcosa per migliorare: analizzando la normativa, divulgando notizie ed esperienze positive, dando vita a campagne, creando contatti, distinguendo tra stage buoni e stage cattivi. E anche promuovendo le buone pratiche, attraverso quello che è divenuto il "Bollino Ok stage", di cui possono oggi fregiarsi alcune imprese che hanno sottoscritto la "Carta dei diritti dello stagista", scaturita proprio dal lavoro della Voltolina. Un approccio concreto, mai ideologico e ad ampio spettro, che l“autrice ha riportato in questo libro di 180 densissime pagine (più un“appendice), nelle quali le differenti tipologie di stage vengono raccontate con il supporto di una buona documentazione e soprattutto di storie vere che occupano tutto lo spazio necessario: non dunque dei semplici flash, degli squarci di vita, come sempre più siamo abituati a leggere proprio a cominciare dal web, ma narrazioni organiche del percorso di tanti giovani. I quali confermano che lo stage in sè è una grande opportunità di formazione per acquisire competenze e avere una chance reale di occupazione dignitosa e gratificante. Il problema, e c“è molto spesso un problema, sono gli atteggiamenti senza scrupoli dei datori di lavoro, ma anche normative che legittimano di fatto certi comportamenti. Stagisti solo vittime, dunque? No, risponde l“animatrice di repubblicadeglistagisti.it: i giovani dovrebbero imparare anche a dire dei no, quando occorre, superando quell“inerzia e quella rassegnazione che sembra caratterizzare la generazione dei trentenni di oggi. "Io penso che questi giovani la debbano piantare si legge a pag. 156 di subire in silenzio, fare uno stage dietro l“altro in silenzio, fuggire all“estero in silenzio, lamentarsi in silenzio, vivere in silenzio"; "Si devono arrabbiare: ma non una tantum, coi vaffaday che il giorno dopo sono già nel dimenticatoio. Con la violenza anche solo verbale non si va lontano".


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