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Amici, miei. Storie di trentenni in equilibrio precario

Data: 30/07/2010
Categoria: Un libro a settimana
Sogni e difficoltà della prima generazione che ha fatto i conti da un lato con la globalizzazione e dall'altra con la precarietà
Venti storie, venti facce, venti trentenni, sogni e difficoltà di una generazione a metà strada, la prima che ha fatto i conti, in pieno, con la globalizzazione da una parte e con la precarietà (soprattutto) dall“altra. Venti racconti di vita raccolti in un libro di Dario Danti, "Amici, miei" (edizioni Ets, prefazione di Marco Malvaldi). Un comune punto di partenza per tutti, la città di Pisa; da lì, mille approdi e disavventure, passioni e salite. La giornalista, il commerciante, l'operaio, l'artista, l'operatore umanitario e quello sociale, il musicista, l'enologo, il medico, l'assistente parlamentare, il militante, lo sceneggiatore, il calciatore e la ricercatrice. La costante, raccontano tutti, è una: l“equilibrio precario. E“ la generazione che ha fatto il G8 di Genova nel 2001, le contestazioni di Seattle. "Il tempo in cui ho creduto che stavano cambiando le cose", racconta Emma. E poi, "quando ripenso a quei giorni, vedo un periodo della mia vita dove mi divertivo un casino!" C“è Eva, che al liceo soffriva di depressione e che questa sua sensibilità umana l“ha saputa rendere un lavoro, ora che fa l“operatrice sociale. Fausto non aveva voglia di studiare, pensava più ai motorini: bocciava in continuazione, e allora prima fece il militare, poi l“operaio, poi apre una pizzeria ma va male, poi passa di supermercato in supermercato, insegne che aprono e chiudono. E adesso, "vorrei sposarmi"; nel tempo libero suona il pianoforte. Roan fa il regista e sceneggiatore, ma anche lo scrittore, ora che ha pubblicato un romanzo lanciatissimo con Einaudi. Emiliano capitano del Pisa calcio per cinque anni, talmente legato alla maglia che dopo un derby perso 3 a 0 col Livorno si rompe la mano per la rabbia. E altri ancora. In fin dei conti, sono storie normalissime e in linea coi tempi. Storie che messe in fila rendono l“idea di tutta questa generazione cresciuta a metà tra due secoli. Nè carne nè pesce, nè passato nè futuro, forse. Mentre per il presente bastano le parole di Danti, che comunque sia "ci vuole ancora una sana dose di coraggio, per continuare".


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