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A Lecce centocinquanta colloqui con lo psicologo di quartiere

Data: 29/06/2010
Categoria: Altre News
Bilancio dei primi tre mesi del servizio di prossimità attivo presso quattro farmacie. Depressione e ansia le problematiche principali, donne la maggioranza degli utenti
Ha svolto i primi tre mesi di servizio a Lecce il progetto pilota "psicologo di quartiere", promosso dalla Società Cooperativa Sociale A.Ps.A.I (Centro di Psicologia e Psicoterapia ad Approccio Integrato). L'iniziativa vuole essere un vero e proprio servizio di prossimità che si propone di intercettare la domanda di psicologia e rendere fruibile una consulenza psicologica nello stesso territorio in cui vivono gli utenti, soprattutto in un ambiente - quale è la farmacia - vissuto dalla cittadinanza come punto di riferimento e garanzia di professionalità. Sono infatti quattro le farmacie - Chiga (zona Salesiani), Errico (zona Mazzini), Giubba (zona 167), Petrelli (zona S. Rosa) coinvolte nel progetto e a cui si sono rivolti, nel periodo dal 22 marzo al 17 giugno scorso, la quasi totalità (96%) degli utenti interessati al servizio, un totale di 56 persone con 149 colloqui effettuati. Solo nel 4 % dei casi è stata contattata direttamente una delle psicologhe che lavorano all'interno del progetto. Le problematiche emerse La rilevazione dei dati è stata effettuata con l“utilizzo di una scheda semi-strutturata compilata dalle psicologhe nel corso degli incontri e contenente le informazioni fornite dagli utenti che hanno fruito del servizio. Non sono emerse differenze tra le zone della città, per quanto riguarda il numero di accessi al servizio psicologico di quartiere, infatti 28 utenti hanno usufruito del servizio nelle farmacie dei quartieri periferici, e 28 hanno usufruito del servizio nelle farmacie dei quartieri del centro. Si è trattato di interventi brevi, con la funzione di consulenza e indirizzo verso le strutture del territorio deputate al recepimento della domanda. Il numero massimo dei colloqui previsti per ciascun utente è stato di 4/5 incluso l“incontro iniziale, in molti casi la consulenza si è risolta in 1/3 incontri. Le problematiche emerse attraverso i colloqui si distribuiscono prevalentemente tra depressione (29 %), ansia (22 %), disturbi di personalità (10 %) e di tipo ossessivo (9 %). Nella categoria "disagio psico-sociale"(21 %) sono incluse tutte quelle sintomatologie al di sotto della soglia del disturbo. La maggioranza degli utenti sono donne E“ stata utilizzata, invece, la macrocategoria "altro" (9 %) per raggruppare disturbi non ripetuti e vari come disturbi della sfera sessuale, disturbi alimentari, dipendenza dal gioco. Rispetto al tipo di difficoltà si sono evidenziate, inoltre, alcune comorbidità, ossia la presenza di più forme di disturbi nello stesso individuo. Gli utenti che in maggioranza richiedono una consulenza psicologica sono donne (87%), eterogenee per età, che presentano problemi "vecchi" (62 %) con cui convivono da tempo e per i quali, in circa la metà dei casi, non hanno mai richiesto l“aiuto di un professionista (52 %), mentre per l“altra metà dei casi (46 %), hanno già ricercato un intervento psicologico. Si può ipotizzare quindi che la richiesta di una consulenza presso la farmacia, attraverso un servizio di prossimità, avvenga con meno remore e pregiudizi e con maggiore fiducia. Infatti, il servizio di psicologo di quartiere è connotato proprio dalla familiarità che la persona sente verso il contesto specifico in cui è offerto (la farmacia), ma anche verso il farmacista con il quale ha instaurato un rapporto di fiducia. Il farmacista che mette a disposizione, presso la propria sede, un servizio aggiuntivo, quale quello psicologico, si fa portavoce della fiducia che viene riposta nello psicologo di quartiere e diviene prezioso tramite della richiesta di aiuto dell“utente. Un'ipotesi confermata proprio dall'elevata percentuale (96%) di contatti presi direttamente con i farmacisti, piuttosto che con le professioniste psicologhe. Un servizio importante per la prevenzione » da rilevare il dato relativo al mancato accesso, in prima istanza, di una parte degli utenti (52 %) ai servizi territoriali deputati alla cura ed al benessere psicologico, in parte ascrivibile a fattori quali la mancata conoscenza e il pregiudizio, che avrebbero frenato l“iniziativa della persona. Il servizio dello psicologo di quartiere sembra risolvere il problema della mancata conoscenza circa la specificità dei servizi deputati alla prevenzione, al sostegno ed alla cura psicologica, presenti sul territorio. Risulta ugualmente rilevante il dato legato alla persistenza e alla cronicità del problema riportato da quegli utenti (46 %) che già hanno formulato la loro richiesta di aiuto presso altri servizi pubblici, privati o pubblici e privati insieme. Persistenza e cronicità sono collegate ai dati relativi alla comorbidità, e farebbero ipotizzare che si possa essere di fronte ad un "percorso" psicopatologico che le diverse malattie compiono nel loro processo di sviluppo in rapporto a fattori intrinseci di malattia, alle caratteristiche di personalità ed in relazione con i contesti ambientali. Sia che si tratti di un mancato che di un ripetuto accesso ai servizi territoriali, ciò che emerge, in maniera evidente, è un marcato bisogno di psicologia da parte dei cittadini, ipotesi supportata dai dati relativi al tipo di problema emerso nei colloqui, con l“alta percentuale di problemi depressivi e ansiosi, ma anche delle situazioni di disagio psico-sociale. Lo psicologo di quartiere è, quindi, un servizio decentrato, in grado di facilitare l“incontro tra domanda e offerta in termini di cura psicologica. Allo stesso tempo, esso agisce sul piano della prevenzione, intervenendo in modo precoce, in collegamento con i servizi territoriali, ed evitando la cronicizzazione di alcune patologie.


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