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Ma non sono tutti falsi gli invalidi!

Data: 28/05/2010
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia
Pubblichiamo la lettera aperta dell'associazione Nuove Speranze di San Cesario a commento della prima pagina del Quotidiano di Lecce del 28 maggio: “l'informazione non sia macelleria della dignità delle persone con disabilità”
Egregio direttore, le scrivo da responsabile dell'associazione delle famiglie "Nuove Speranze" per la tutela dei diritti delle persone con disagio psichico che opera nel territorio del Nord Salento. Le scrivo per rammaricarmi fortemente dell'uso spregiudicato di un certo sensazionalismo giornalistico, che non solo crea disinformazione, ma la crea sulla sofferenza e sulla dignità di persone già di per sè provate da condizioni di vita non favorevoli, per se stessi e per le persone che ne condividono gli affetti e la quotidianità. Mi riferisco al titolo in prima pagina della Vostra edizione del 28 maggio 2010 "Scoperti 700 falsi invalidi" e i relativi approfondimenti nelle pagg. 10 e 11. Prima di tutto vorrei sottolineare una dissonanza fra l'introduzione in prima pagina e quanto poi riportato in approfondimento. Nella prima pagina si parla di controlli esperiti dalla Guardia di Finanza, e questo dato darebbe ragionevolezza all'affermazione sulla falsità delle patologie a fronte delle quali si percepiva l'assegno pensionistico, ma addentrandosi nell'approfondimento del giornalista Gianfranco Lattante, si legge che il dato presentato non è la risultanza di indagini effettuate dalla guardia di finanza, ma delle verifiche straordinarie a chiamata, effettuate dall'INPS, e questo già apre uno scenario profondamente diverso sulla questione. Nell'apertura dello stesso articolo si esplicita che: "non ci sono falsi ciechi che guidano la macchina o claudicanti che fanno footing", e in chiusura si sottolinea: "Nessuna guarigione miracolosa si affrettano a chiarire dall'Inps -, solo una nuova valutazione della patologia" cioè i casi di annullamento dell'erogazione del trattamento pensionistico sono consequenziali ad una rivalutazione dell'incidenza della patologia sulla qualità di vita della persona che ne è affetta, e non ad una negazione della stessa. Tradotto in sintesi, una persona che fino alla visita di verifica, per effetto di una certa scala di valutazione era considerata invalida almeno al 75% (che costituiva la soglia minima di invalidità per accedere all'assegno pensionistico) oggi è considerata, secondo la nuova scala, invalida al 70%, al 65% o magari anche al 74% per cento. Cioè è considerata "meno invalida", non "falsa invalida" che è ben diverso! Che vi siano persone che abbiano approfittato di un sistema condiscendente per accedere ad erogazioni pensionistiche non legittime è indiscutibile, ma la cronaca (e lo confermate con un trafiletto a pagina 11) dimostra che questa tipologia di casi viene svelata soprattutto attraverso indagini delle forze dell'ordine, piuttosto che dagli accertamenti a chiamata. Dopotutto è facile intuire che quelle persone che abbiano ottenuto la prestazione pensionistica attraverso false certificazioni siano ben in grado di riprodurre le certificazioni necessarie ad essere esonerati dalle successive verifiche. L'assegno pensionistico di invalidità ammonta a poche centinaia di euro al mese, abbastanza al di sotto delle reali necessità sociali di un individuo, eppure per molti invalidi è l'unica fonte di sostentamento per se stessi e le proprie famiglie. La sospensione dell'erogazione di quell'assegno, sol perchè qualcuno ha decretato, a prescindere e a priori, che si sia un po' meno invalidi di prima e non abbastanza invalidi per aver diritto alla tutela sociale è un dramma che con facilità sfugge a chi non è lacerato da una patologia invalidante e non si deve confrontare con un sistema sociale che non offre la giusta tutela per il sostentamento. Non si può e non si dovrebbe, per qualsivoglia ragione, rendere più cruenta e dolorosa questa lacerazione, tacciando le vittime di questo sistema, con l'infamante e dolorosa accusa d'esser cinici attuatori di una truffa ai danni dello stato e della società tutta. Con la presente, pertanto Le chiedo di adoperarsi, affinchè il dovere di un'informazione corretta e soprattutto rispettosa, non ceda il passo ad un sensazionalismo che si nutre del dolore e della dignità di persone che, nella propria vita, hanno già abbondantemente saldato il conto con le difficoltà dello stigma e dell'isolamento sociale. Leggi qui l'articolo del Quotidiano di Lecce del 28 maggio 2010.


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