Tra imprese e lavoratori. Una ricerca sul lavoro non standard in Italia

Data: 10/05/2010
Categoria: Un libro a settimana Carriere a intermittenza, periodi di disoccupazione più o meno lunghi alternati a impieghi di durata limitata. Ecco la cosiddetta "trappola della precarietà": lavoro discontinuo e scarse tutele di welfare, ecco ciò che i sociologi chiamano "lavoro non standard". La diffusione del lavoro non standard in Italia rappresenta un tema di rilevanza cruciale nel dibattito pubblico italiano soprattutto alimentato dalla Riforma Biagi del 2003. "Tra imprese e lavoratori" - a cura di Maria Cristina Cimaglia, Fabio Corbisiero, Roberto Rizza - parte da una ricerca dell“Isfol condotta tra il 2005 e il 2007 che ha preso in esame circa 1000 piccole e medie imprese presenti in Italia. Dall“analisi piuttosto tecnica e quantitativa risulta che i contratti atipici nel 2008 hanno riguardato oltre 4 milioni di lavoratori, circa il 20 % del totale degli occupati. Rimangono due le questioni aperte: la prima, riguardante il versante economico, che vede incrementare la quota di lavoro flessibile il che significa diminuire il tasso di disoccupazione e incentivare la produttività; la seconda, riguardante il versante sociale in cui è alto il rischio della vulnerabilità biografica. Per questo motivo, sarebbe auspicabile non prolungare troppo la condizione del lavoratore non standard. Questa situazione lavorativa qualora si dilati nel tempo, si trasforma in precarietà per il singolo e in un pericolo per la collettività, dato che si possono consolidare due mercati del lavoro, uno, in cui circolano i lavoratori standard e l“altro in cui stagnano quelli non standard. E“ da questa premessa che le politiche governative dovrebbero "sporcasi le mani" per tendere verso soluzioni creative e possibili per chiunque si immette nel mondo del lavoro anche in tempi di crisi.