Meno giovani impegnati nel volontariato: la Caritas raccoglie la sfida
Data:
28/04/2010Categoria: Altre News
Ricerca Caritas italiana- Iref Acli. Coinvolti 4 milioni e 400 mila italiani, ma in dieci anni è diminuito l“apporto della fascia d“età tra i 18 e i 34 anni
Fino a dieci anni fa l“aumento costante e regolare dell“impegno civico era uno dei punti fermi delle diagnosi sulla condizione giovanile. Oggi, a un decennio di distanza, c“è da chiedersi se il coinvolgimento dei giovani italiani nel volontariato sia ancora così marcato. L“onda lunga dell“impegno solidale si è esaurita? Oppure i giovani sono ancora uno dei principali bacini di solidarietà? A queste domande risponde la ricerca di Caritas italiana e Iref Acli presentata al 34° convegno delle Caritas diocesane in corso a San Benedetto del Tronto.
Confrontando i dati del 1996 e del 2006 si vede che le attività di volontariato arrivano a coinvolgere ormai 4 milioni 400 mila italiani (nel 1996 erano 3 milioni 800 mila) con un incremento del 14,9% in dieci anni. Il volontariato in Italia è dunque in crescita, ma è cambiato al proprio interno. Suddividendo il volontariato per fasce d“età, si nota come esso sia rimasto sostanzialmente stabile nelle fascia dei minorenni, dei 35-44enni e dei 45-54enni. In altre parole, il volontariato degli adulti attivi è rimasto immutato, come anche quello degli adolescenti. Per contro, c“è stato un calo della partecipazione dei giovani adulti (18-24enni e 25-34enni), bilanciato da un aumento della partecipazione degli ultra55enni.
Le tendenze evidenziatesi tra il 1996 e il 2006 trovano un“ulteriore conferma negli ultimi dati disponibili sull“attività volontaria degli italiani. Dalle informazioni pubblicate nell“Annuario statistico italiano è possibile ricostruire il trend del volontariato giovanile tra il 2006 e il 2009.
Si osserva una leggera flessione della quota di volontari nella fascia 14-17 anni: si passa difatti dall“8,3% di volontari ogni cento ragazzi di quella fascia d“età nel 2006 al 7,3% del 2008. Nel 2009 si ritorna invece sui livelli di inizio periodo (8,2%). Nel 2006 il 14,1% dei diciotto-diciannovenni dichiarava di aver svolto una qualche attività di volontariato. Nel 2007 si assiste ad un sostenuto calo della partecipazione volontaria: - 2,5%; i volontari attivi scendono quindi all“11,6%. Nel 2008 si riscontra un ulteriore calo dell“1,2% (ha fatto attività di volontariato il 10,4% degli appartenenti alla classe d“età). Infine, il 2009 fa segnare una relativa ripresa, facendo attestare il dato all“11,1%. Nelle classi di età successive si può notare una certa stabilità delle quote di giovani volontari: nel periodo considerato fanno attività di volontariato poco più di nove 20-24enni ogni cento; leggermente inferiore è la quota di giovani adulti (25-29 anni) che si attesta su valori compresi tra l“8,8% del 2006 e il 9,1% del 2009.
L“indagine di Caritas italiana e Iref Acli è partita da questi dati e si è chiesta come si possa rispondere alle questioni sollevate dal ricambio generazionale. Innanzitutto sono state raccolte le opinioni dei direttori Caritas e di altre organizzazioni di volontariato. Poi sono state analizzate le esperienze di 20 giovani volontari Caritas, di diverse età e occupazioni. Dalla ricerca emerge che i percorsi attraverso cui i giovani volontari si accostano alla Caritas sono molteplici. Permangono le esperienze di avvicinamento tradizionali, come ad esempio i gruppi parrocchiali, gli scout, per certi versi il servizio civile, anche se hanno subito una certa decrescita. Del resto, si affermano nuovi canali di avvicinamento dei giovani alla Caritas, talvolta di natura non ecclesiale - come le giornate di presentazione nelle scuole, gli annunci di corsi di volontariato sui giornali e altre forme "laiche" di comunicazione. Accanto alla scuola, l“altro ambito "istituzionale" dove il volontariato giovanile sembra far presa è il mondo universitario stimolato, per ragioni umane ma anche professionali, dalla proposta di volontariato in ambito caritativo. I tirocinanti universitari a volte vivono l“esperienza in Caritas in chiave strumentale; ciò nonostante, l“esito finale della loro esperienza li apre spesso a orizzonti nuovi, ad una sensibilità volontaristica. Inoltre, il gruppo parrocchiale di riferimento è ancora oggi un elemento di tenuta del volontariato, sebbene in diminuzione per numerosità e durata. Le sinergie tra scoutismo, gruppi parrocchiali e Caritas lo dimostrano: laddove sono presenti, funzionano. Certamente, lo sviluppo di un "tessuto organizzativo" altamente interconnesso tra diocesi, associazioni e parrocchie - faciliterebbe il dispiegarsi di esperienze positive e, perchè no, innovative, perchè amplierebbe gli spazi di confronto fra realtà differenti fra di loro.