Fuori l'acqua dal mercato! Parte la campagna referendaria
Data:
13/04/2010Categoria: Altre News
Il Forum italiano dei movimenti lancia la raccolta firme per promuovere tre referendum che abroghino le norme responsabili della privatizzazione dell'acqua
Sono stati depositati il 31 marzo scorso presso la Corte di Cassazione di Roma i
quesiti per i tre referendum promossi dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua che chiedono l“abrogazione di tutte le norme che hanno aperto le porte della gestione dell“acqua ai privati e fatto della risorsa bene comune per eccellenza una merce. La raccolta delle 500 mila firme necessarie per l“ammissione dei referendum inizierà in tutta Italia nel fine settimana del 24-25 aprile, una data simbolo per quella che il Forum dei movimenti intende come la Liberazione dell“acqua dalle logiche di profitto. La decisione di lanciare una campagna referendaria parte dalla considerazione "che l'acqua è un bene comune e un diritto umano universale scrive il Forum -, un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, nè farci profitti. L“attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo. Mettendo oggi la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere. E“ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso". I tre quesiti referendari rispondono all'obiettivo di voler eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell“acqua, togliere l“acqua dal mercato e i profitti dall“acqua.
"Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva scrive il Forum - . Per garantirne l“accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa. Perchè si scrive acqua, ma si legge democrazia. Dal punto di vista normativo, il combinato disposto dei tre quesiti sopra descritti, comporterebbe, per l“affidamento del servizio idrico integrato, la possibilità del ricorso al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000. Tale articolo prevede il ricorso ad enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzio fra i Comuni), ovvero a forme societarie che qualificherebbero il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente "privo di rilevanza economica", servizio di interesse generale e scevro da profitti nella sua erogazione. Verrebbero di conseguenza poste le premesse migliori per l“approvazione della legge d“iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l“acqua, corredata da oltre 400mila firme di cittadini. E si riaprirebbe sui territori la discussione e il confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali.
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