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Viaggio nel recupero dei beni confiscati

Data: 08/02/2010
Categoria: Altre News
Oltre 116 esperienze di riutilizzo sociale in una pubblicazione di Agenzia per le onlus e Liberainformazione. Sono associazioni circa il 40% dei soggetti affidatari
Sono più di cento i passi in avanti fatti in Italia sul riutilizzo a finalità sociale dei beni confiscati alle mafie dall“entrata in vigore della legge 109/96 sull“uso sociale dei beni confiscati. Tra associazioni, cooperative, enti, fondazioni e consorzi, dal 1998 al 2009 sono 116 le esperienze che attraversano il belpaese dal nord al sud, promuovendo cultura, integrazione, sviluppo e cittadinanza. » questo il panorama inquadrato da una pubblicazione dell“Agenzia per le Onlus dal titolo "Beni confiscati alle mafie: il potere dei segni. Viaggio nel paese reale tra riutilizzo sociale, impegno e responsabilità". Lo studio, realizzato in collaborazione con la Fondazione Liberainformazione, è stato presentato a Roma nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana. In più di duecento pagine sono raccolte le diverse esperienze realizzate in undici regioni italiane, dal Piemonte, alla Sicilia, passando per la Lombardia, il Veneto, la Toscana, il Lazio, la Sardegna, la Campania, la Basilicata, la Puglia e la Calabria. In testa alla classifica delle esperienze realizzate ci sono Sicilia e Campania, rispettivamente con 31 e 27 iniziative di riutilizzo, in virtù della forte presenza di beni confiscati, e sul terzo gradino del podio c“è il Lazio, dove le iniziative sono ben 19. Con 10 realtà segue la Calabria, e 8 sia per la Lombardia che per il Piemonte. » il terzo settore a gestire la maggior parte dei beni. Associazioni, cooperative e fondazioni, infatti, rappresentano oltre il 73% dei soggetti affidatari. Le più numerose sono le associazioni, per circa il 40%, seguite dalle cooperative con circa il 27%, seguono enti e istituzioni per il 18%, i consorzi con il 10% e le fondazioni col 4%. "L“importanza del terzo settore nelle pratiche concrete di recupero si legge nello studio -, si manifesta, soprattutto, nella funzione catalizzatrice di apertura dei beni liberati dalle mafie al territorio e all“intera cittadinanza".


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