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Istat: donne madri al lavoro dopo gli uomini e con pochi aiuti

Data: 29/12/2009
Categoria: Altre News
Presentata l“indagine multiscopo condotta nel 2007. L'ingresso nel mercato del lavoro delle donne continua ad essere piu' tardivo di quello degli uomini
Le giovani generazioni continuano ad avere difficolta' ad entrare nel mondo del lavoro e nell'avviare il processo di transizione alla vita adulta, mentre le donne fanno fatica a partecipare al mercato del lavoro e, una volta entrate, a conciliare l'attivita' lavorativa con gli impegni domestici e familiari. È quanto emerge dall'indagine Multiscopo dell'Istat condotta nel febbraio del 2007 e presentata ieri. Secondo lo studio si osserva poi che la dimensione territoriale concorre ad accentuare gli elementi di criticita', aggravando ulteriormente la condizione delle donne che vivono nelle aree del Mezzogiorno. Inoltre, nel corso del tempo l'entrata nel primo lavoro si e' progressivamente spostata verso un'eta' piu' avanzata, anche in conseguenza del prolungamento dei percorsi formativi, ma l'ingresso nel mercato del lavoro delle donne continua ad essere piu' tardivo di quello degli uomini e il differenziale di genere e territoriale non si riduce nel corso delle generazioni. I differenziali di genere per chi entra nel mercato del lavoro entro i 35 anni, che soprattutto nel Nord del Paese sono abbastanza contenuti, esplodono nelle aree del Mezzogiorno, nonostante il tendenziale miglioramento dell'inserimento occupazionale femminile. I percorsi lavorativi femminili osservati in un arco temporale limitato a 10 anni dal primo impiego fanno emergere che il numero di figli avuti condiziona fortemente la capacita' di gestire la famiglia e mantenere il proprio lavoro. Il focus sulle donne di 45-54 anni, quindi in piena eta' da lavoro- oltre 3 milioni e 800 mila unita'- restituisce un quadro critico in questo senso. Piu' di un quinto di tali donne non ha mai lavorato; tra quelle che hanno avuto un'esperienza lavorativa, oltre la meta' ha subito interruzioni. Fra queste ultime, il 47,7% non lavora piu', il che significa che difficilmente rientrera' nel mercato del lavoro. Infine, i motivi familiari sono indicati dal 55,8% delle donne di 45-54 anni che hanno interrotto il primo lavoro. Anche le lavoratrici temporanee hanno difficolta' a mantenere l'occupazione o a stabilizzarsi: la dinamica dei flussi evidenzia che le occupate a termine hanno una probabilita' piu' alta di rimanere con un'occupazione temporanea (32,7% contro il 20,5% degli uomini) o di passare all'inattivita' (16,7% contro il 9,1%). Sono le donne del Mezzogiorno a pagare il prezzo piu' alto (una su tre contro due uomini su tre). D'altra parte uomini e donne concordavano sull'opinione che l'arrivo di un figlio o di un altro figlio avrebbe comportato delle ricadute negative sulla condizione occupazionale della madre piu' che del padre. La presenza di bambini all'interno della famiglia comporta poi una riorganizzazione dei tempi di vita familiare, soprattutto nel caso in cui entrambi i genitori svolgano un'attivita' lavorativa. Le coppie che mirano alla conciliazione tra cura dei figli e lavoro in realta' possono fare ricorso nella quasi totalita' dei casi solo alla rete parentale e in particolare ai nonni (ai quali e' affidato abitualmente oltre il 56% dei bambini di 0-2 anni), vista la scarsa offerta di servizi per l'infanzia (nel 2003 i bambini di 0-2 anni iscritti al nido sono il 15,4%). Un elemento decisamente importante da sottolineare e' che sia la rete di aiuti informali, sia gli aiuti erogati dal Comune, cooperative convenzionate e altri enti (prestazioni non sanitarie, prestazioni sanitarie, aiuti economici), sia gli aiuti privati a pagamento (baby-sitter, collaboratore domestico, persona che assiste un anziano o un disabile) sembrano essere contingenti e adattarsi alle esigenze piu' urgenti, dal momento che e' minoritaria la quota di donne (11%) che permangono nella situazione di essere aiutate con continuita', anche per le lavoratrici in entrambi i periodi (19,2%).


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