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L“Aquila: addio all“ultima tendopoli

Data: 03/12/2009
Categoria: Altre News
Trasferite le 13 persone rimaste nell'area di accoglienza di Casentino. A quasi otto mesi dal sisma tutti gli aquilani hanno un tetto sulla testa: alberghi, caserme, appartamenti
È stata chiusa il 1° dicembre l“ultima tendopoli aquilana. Dopo 239 giorni in una casa di tela anche le 13 persone che erano rimaste nell“area di accoglienza di Casentino, nel comune di Sant“Eusanio Forconese, hanno lasciato le tende per una sistemazione più confortevole in albergo e nella caserma Campomizzi a L“Aquila. A quasi otto mesi dal sisma, quindi, tutti gli aquilani hanno un tetto sulla testa. Per 6.735 persone si tratta di quello di uno degli appartamenti dei 183 condomini realizzati nel piano C.a.s.e. Per 712 persone (stando ai dati comparsi sul sito della Protezione civile) il tetto è quello delle casette di legno donate da enti nazionali e internazionali o realizzate da comuni del cratere più vicini al capoluogo. Altre 11.185 sono invece ospitate in hotel (ad un costo medio pro capite di 52 euro al giorno), 4.027 nella provincia aquilana e il restante in altre province. 1.550 persone vivono invece nelle due caserme cittadine agibili e 7.292 persone abitano case private nelle province di Teramo, Chieti e Pescara. Il totale della popolazione ancora assistita dalla Protezione civile è dunque di 20.027 persone. Subito dopo la tragedia, a fine aprile erano 36 mila le persone sistemate nelle 171 aree di accoglienza allestite dalla Protezione Civile e dalle associazioni ad essa collegate. Il totale degli assistiti era di 67 mila persone. Nelle tende è nata la prima solidarietà ma ci sono state anche le prime intolleranze, gli atti di violenza. Momenti di grande umanità e condivisione si sono visti in questi spazi in cui si è vissuto in gruppi da 8 o 10, indipendentemente dalla composizione del proprio nucleo familiare, e si è fatta la fila per le toilette, per il cibo, per la lavatrice, per il caffè. Le tende sono il vero simbolo di quanto è accaduto all“Aquila. Dal 6 aprile sono passati 240 giorni. Di lavoro ne è stato fatto moltissimo e la città è quasi irriconoscibile con il suo centro storico ancora chiuso e sorvegliato dall“esercito, i suoi 19 nuovi quartieri in cui si continua a lavorare; sono molti i cantieri in cui i lavori sembrano essere indietro rispetto alla data di consegna dichiarata nella tabella dei lavori, la viabilità si trasforma per far fronte alle nuove esigenze dei cittadini. "Dopo le 99 chiese, le 99 fontane e le 99 piazze, all“Aquila scherzano i cittadini presto ci saranno anche le 99 rotonde".


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