La cultura del dono come risposta alla crisi
Data:
17/11/2009Categoria: Altre News
Circa un milione in Italia i volontari attivi regolarmente. In uno studio Eurispes valori e sfide di un volontariato chiamato a costruire un'etica del bene
La cultura del dono va oltre la crisi e la sconfigge: a pochi giorni dall'Assemblea nazionale del volontariato italiano, in programma
a Roma il 4 e 5 dicembre, invitano a riflettere su una risorsa preziosa e con molte sfide davanti a sè i dati di uno
studio Eurispes pubblicato nell'agosto scorso. Lo studio - i cui elementi principali sono ripresi in un approfondimento sul numero odierno di "Repubblica", disponibile nella rassegna stampa curata dal Csv Salento ospita tra l'altro
i risultati della ricerca sulla cultura del dono nella provincia di Lecce realizzata dal Centro servizi.
Sono dunque
oltre un milione in Italia le persone che svolgono in modo regolare attività volontaria, distribuiti abbastanza equamente tra uomini e donne (9,6% contro 8,8%), attivi soprattutto sul fronte della sanità e dell'assistenza sociale, presenti nella regione Puglia con una percentuale pari al 6,2%. "Il volontariato è in contraddizione con lo spirito del tempo ma esiste", sottolinea Andrea Olivero, presidente delle Acli e del Forum Terzo Settore. Emerge infatti che le donazioni in denaro alle associazioni coinvolgono ormai un italiano su due, che i donatori di sangue sono cresciuti in un solo anno del 6,4% e che quasi 8 milioni di contribuenti su 13 scelgono di destinare il 5 per mille (ammesso che lo strumento venga mantenuto in vita..) alle associazioni.
L'impegno nell'azione volontaria si concretizza appunto in
circa il 16% dei casi nel versare soldi ad un'associazione, il prestare attività gratuita nelle associazioni coinvolge circa il 9% delle persone, la stessa percentuale che riguarda coloro che frequentano associazioni culturali e ricreative. Non mancano certamente i punti critici:
un volontario su cinque ha più di sessantanni, si alza quindi l'età media come sottolineato anche nell'indagine del Csv Salento la maggioranza si concentra al Nord e nei piccoli centri, il numero delle persone impegnate è stabile da circa dieci anni. Criticità di cui il volontariato è consapevole, ragione in più per far diventare quello di Roma un appuntamento di grande rilievo. Ma la sfida più grande, quella che può consentire davvero al volontariato di avere un ruolo da protagonista nel cambiare la società, sta nel passare
dal fare "per gli altri" al fare "con gli altri: qui sta la differenza che può consentire come sottolineato dall'economista Stefano Zamagni di costruire un'altra socialità, un'etica del bene capace di andare oltre alla mera filantropia.
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