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Rispetto della vita e tutela della dignità della persona

Data: 17/11/2009
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia
Le riflessioni della sezione di Lecce della Consulta di bioetica sul nuovo caso di una paziente all'ospedale di Brindisi che chiede la sospensione dei trattamenti
"In questi giorni l“ospedale Perrino di Brindisi ci ha presentato un nuovo caso Coscioni e un“altra volta i giudici sono tornati a occuparsi del passaggio dalla vita alla morte in un contesto medicalizzato che coinvolge trattamenti ad alta tecnologia, capaci non di curare ma solo di prolungare in modo del tutto artificiale l“esistenza". È un nuovo caso su cui invita a riflettere la sezione di Lecce della Consulta nazionale di bioetica onlus. "Mirna, 60 anni, da 15 affetta da SLA, intubata per il sopraggiungere della paralisi dei muscoli respiratori riporta la Consulta leccese di bioetica chiede di non essere sottoposta a tracheotomia e al conseguente collegamento a un respiratore automatico, che la terrebbe in vita qualche anno ancora. Lo chiede battendo le ciglia nessun dubbio per i figli e il marito sulla sua volontà, peraltro già dichiarata in tempi migliori - ma i medici chiedono certezza e la procura interviene disponendo una perizia psichiatrica, il cui esito è che Mirna è una paziente e la richiesta può essere dunque rispettata. Come Welby, Coscioni, Nuvoli e, con trascurabili differenze, Eluana Englaro, Mirna non vuole vivere attaccata a una macchina; Mirna chiede una morte naturale, dignitosa, misurata sulla sua persona". Se questo caso "non suscita i clamori dei precedenti continua la Consulta non è solo perchè è giuridicamente semplice, trovando soluzione incontrovertibile nell“esercizio del diritto al rifiuto dei trattamenti sanitari - che è parte di quei diritti inviolabili di cui all“art. 2 e 13 della Costituzione, che provvedono alla tutela integrale della persona, nei due termini dell“inviolabilità fisica e dell“autodeterminazione nelle scelte personali; la , infatti, caratterizzava anche gli analoghi casi Welby e Coscioni, ma a fronte e a ostacolo di questa si eresse una che suscitò un aspro dibattito pubblico e politico. Quanti difendono una cultura dell“indisponibilità della vita, infatti, opposero al diritto al rifiuto delle cure fondato nella norma costituzionale, il , fondato in una norma morale di provenienza metafisico-religiosa. La forza delle pretese di questo gruppo che vedeva nelle richieste di Welby e Coscioni una forma di "eutanasia camuffata", fece sì che queste seconde trovassero accoglimento solo attraverso un percorso di lotta civile e legale vissuta con grande sofferenza dai protagonisti. Se ora il caso di Mirna non genera dibattito, si spera sia perchè quelle battaglie hanno contribuito a determinare un cambiamento di sensibilità personale e civile, consolidando atteggiamenti e idee più coerenti con un“accettazione sia della realtà che del valore del pluralismo etico della nostra società: l“idea per cui una comunità morale, per quanto millenaria e autorevole sia la fonte dei suoi valori, non può ostacolare la libertà di coscienza e di scelta di quanti assumono valori diversi; quella per cui la medicina non incorpora un sapere morale ed è tesa a tutelare la salute delle persone, alla luce della scienza, e non la loro vita, alla luce di una morale; quella per cui la libertà e l“autodeterminazione della persona non portano relativismo o individualismo de-socializzante, ma anzi arricchiscono il gioco umano e sociale della ricerca delle forme di vita più confacenti alla dignità umana. "Il fatto che questo caso stia passando in sordina, sulla stampa nazionale come su quella locale sottolinea Serena Corrao, coordinatrice della sezione leccese della Consulta è quindi forse il segnale di una maggiore considerazione della volontà rispetto alla propria vita espressa da chi si trova in determinate condizioni. Noi come Consulta continuiamo a sostenere il primato del principio di autodeterminazione della persona, nelle scelte di vita e nella gestione del proprio corpo". "Che si congedi, dunque, Mirna nel silenzio, se questo silenzio ha tutto il significato di un maggiore rispetto del modo e del tempo della morte che ha liberamente scelto per sè, senza dovere sperimentare quella solitudine morale che affligge il morente allorquando la società approva un solo modo di morire, confacente a una sola idea di dignità della persona aggiunge la Consulta e D“altra parte, tanto si avvicina Mirna a , con la sua opposizione a quelle pratiche mediche che tengono artificialmente in vita chi sembra chiamato a morte naturale; pratiche tali che quanti ne fanno uso, lungi dal non disporre della vita umana, ne dispongono ugualmente, affidando la morte alle pratiche sociali o alle decisioni dei medici o ancora dei giudici".


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