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Io sono contro le MGF!

Data: 13/09/2009
Categoria: News CSV Salento
Conoscere le mutilazioni genitali femminili per prevenirle, questo il tema dell“iniziativa promossa da Arci Solidarietà in collaborazione con Csv Salento
L“aula consiliare del Comune di Trepuzzi ha ospitato lo scorso 11 settembre, l“incontro che ha avuto come scopo quello di salvaguardare, tutelare e prevenire forme di violenza e di discriminazioni che ancora oggi coinvolgono molte donne. Attraverso un excursus storico, si è cercato di capire come le mutilazioni genitali femminili siano state considerate nelle diverse società, un aspetto normale della vita delle donne. Chiamate anche circoncisione femminile, le mutilazioni solo negli anni Settanta con i movimenti femministi, hanno assunto il loro vero aspetto negativo. "Al di là però, della terminologia con cui sono state indicate, sostiene Maria Rosaria Nicifero, presidente dell“Ass.I.D.eA., l“unica cosa certa è che queste pratiche disumane legate all“onorabilità della donna, non sono mai state introdotte dalla religione islamica. Nessun riferimento compare nel Corano. In realtà, queste pratiche sono un vero e proprio strumento di controllo sulle donne. Storicamente è dimostrato che anche nei Paesi Occidentali, nell“800 quando le donne avevano una vita sessuale attiva, veniva loro applicato il taglio del clitoride e venivano poi rinchiuse negli ospedali psichiatrici." La speranza viene posta nella contaminazione culturale che scaturisce dalla società contemporanea. "La cultura, sostiene Nicifero, è un dato che si modifica con le contaminazioni. Solo attraverso la conoscenza si può far capire alle donne che rinunciare alle mutilazioni genitali, non vuol dire rinunciare ai propri valori." Riferimenti all“aspetto giuridico della questione non sono mancati e di significativa importanza nel corso dell“incontro, sono stati gli interventi di due donne di cui la prima, un“artista keniota e la seconda una ragazza somala. Un aspetto importante dei loro interventi ha riguardato quella strana normalità legata a queste pratiche disumane. "E“ strano pensare come una madre possa portare la propria bambina a subire simili atrocità sapendo che potrebbe anche morire. » strano pensare, quanto sia normale accettare la morte, la malattia, la mutilazione della propria figlia. Ci dovrebbero essere libri informativi su questo argomento, ma non in inglese o francese, dovrebbero essere scritti nei dialetti dei paesi in cui vengono praticate le mutilazioni. Le donne dovrebbero leggere ed essere informate sui pericoli a cui vanno incontro." Un“ accurata descrizione della pratica di mutilazione genitale, viene fatta dalla ragazza somala che, nonostante la scarsa padronanza della lingua italiana, dipinge situazioni surreali, dolori insopportabili per chi è lontano da questa cultura. Bambine dai 6 anni in su, vengono legate, bloccate durante questi interventi, condannate a perdere per sempre la loro femminilità, la loro dignità e a soffrire per molti mesi. Abitudini quotidiane ed esigenze biologiche vengono per sempre modificate. A praticare le operazioni, sono le donne anziane del villaggio, con strumenti a dir poco rudimentali, con lame usate per più interventi, senza alcuna garanzia igienica. Preoccupazione, è stata manifestata dalla vice presidente della Provincia di Lecce, Simona Manca. "La società multietnica in cui viviamo, porta all“espansione del fenomeno in più paesi. Se da un lato si verifica una riduzione dei casi rispetto alle madri che hanno già subito le mutilazioni, dall“altro non si può ignorare la mescolanza culturale in cui viviamo. Il problema non è solo di salute, ma anche di violazione dei diritti umani. Quella contro le mutilazioni genitali femminili, è una guerra, e per vincere dobbiamo coinvolgere necessariamente anche gli uomini, i primi artefici di una simile cultura."


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