"Presa Diretta": l'altro volto dei respingimenti
Data:
07/09/2009Categoria: Altre News
La trasmissione di Iacona su Rai Tre svela i trattamenti disumani a cui sono sottoposte le persone immigrate respinte dall'Italia e riconsegnate alla Libia
Quando il giornalismo è reportage e porta all'evidenza le verità nascoste sotto il tappeto dell'informazione pubblica, non può che destare l'attenzione, far sbarrare gli occhi, incollare volti e orecchie alla TV. » quello che è successo domenica 6 settembre probabilmente a molti spettatori durante "Presa Diretta", la trasmissione di Riccardo Iacona su Rai Tre. Una documentazione impeccabile, immagini che parlano da sole, interviste che non lasciano dubbi a interpretazioni: sono le voci e i volti dei respinti, quelli che le autorità italiane hanno riconsegnato alla Libia, dopo il ripescamento nelle acque italiane.
Da quando sono cominciati i respingimenti in mare sono stati finora 800 gli uomini e le donne che le autorità italiane hanno riconsegnato alla Libia. Eppure di tutti questi respingimenti non abbiamo mai visto neanche un'immagine: nessun telegiornale italiano, nè pubblico nè privato ha potuto documentare che cosa sia successo . Presa Diretta per la prima volta è riuscita ad alzare il velo sul primo respingimento, quello fatto nei giorni 6 e 7 maggio dalla motonave Bovienzo della guardia di finanza insieme ad altre due unità della capitaneria di porto .
In esclusiva la RAI ha mandato in onda le foto scattate da Enrico Dagnino l'unico giornalista che si trovava a bordo della Bovienzo e che ha assistito al primo respingimento dal momento in cui è stato avvistato il gommone carico di migranti fino a quando sono stati letteralmente buttati sui pontili del porto di Tripoli. Non solo, Presadiretta è riuscita anche a dare un nome e cognome a 24 dei primi respinti: tredici eritrei e undici somali, tutta gente che scappa dalla guerra e dalla dittatura , gente che se fosse riuscita ad arrivare a Lampedusa avrebbe potuto ottenere lo status di rifugiato e il permesso di restare in Italia. E invece agli uomini e alle donne trovati allo stremo delle forze in mezzo al mare nessuno ha chiesto il nome e il cognome e sono stati rimessi nelle mani della polizia libica. Che fine hanno fatto? Che cosa succede nelle carceri libiche ?
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