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"La città fragile"

Data: 13/07/2009
Categoria: Un libro a settimana
Una riflessione che propone il punto di vista dell'altro, una testimonianza viva delle persone che vivono ai margini della società
La "città fragile" sta tra noi, si accampa nella "città forte", abita il nostro stesso spazio e tuttavia non lo condivide. La "città fragile" è come se non ci fosse, le sue figure le incrociamo, le sfioriamo, le scansiamo, le urtiamo, in qualche loro parte le usiamo anche ma non le "riconosciamo". I corpi che vivono quegli spazi restano all“esterno di ogni relazione sono i corpi del barbone, del rom, della prostituta lungo la via. La "città forte" non possiede il codice linguistico capace di decifrare il linguaggio di quelle vite. Il testo, di Beppe Rosso e Filippo Taricco, propone il punto di vista dell“altro, lo sguardo di chi in quella città fragile si muove e vive, una testimonianza viva delle persone che vivono ai margini della società. Parlano i nomadi eternamente sotto sfratto di via della Fortuna, parlano a noi, stanziali e sedentari, ci dicono del nostro nomadismo mentale, spezzata la catena delle generazioni. Parlano di noi e a noi i barboni in coda per i buoni mensa, ci parlano dell“incertezza diventata sistema, della natura sempre più liquida della terra su cui posiamo i piedi, della possibilità di esser noi stessi risucchiatiÖe parlano di noi anche le ragazze della via Lattea, ci ricordano la nostra solitudine. Attraverso la loro voce raccontano tutta la città, di una città fragile che si sovrappone alla città di sempre. La vita, quella più vera e umana diventa frammento, scena, immagineÖ parola.


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