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"Giro del mondo in dieci progetti di filiera corta"

Data: 27/04/2009
Categoria: Un libro a settimana
Nel libro “Coltivare la città” a cura di Andrea Calori le iniziative che possono migliorare la qualità della vita, dalla centralità dei rapporti sociali alla riduzione dei pesticidi, alla tutela di varietà vegetali non richieste dal mercato
Centralità dei rapporti sociali che portano alla nascita di nuovi rapporti di lavoro; riduzione dell'uso di pesticidi e conseguente riduzione dell'inquinamento; tutela di varietà vegetali che non vengono richieste dal mercato e che per questo rischiano di sparire. Sono alcuni dei fili rossi che legano i dieci progetti di filiera corta presentati nel libro edito da Terre di Mezzo di Andrea Calori, docente di pianificazione territoriale presso il Politecnico di Milano. Dal Bronx alla Francia, dal Giappone all'America Latina, il volume presenta dieci progetti di filiera corta. "Non è un instant book nato sull'onda della crisi - spiega Andrea Calori -. Al contrario presenta esperienze ben strutturate, alcune delle quali risalgono a 30 anni fa". Ad esempio, il 40% dell'agricoltura giapponese è basata su un modello simile a quello dei nostri Gruppi d'acquisto solidale (Gas) e coinvolge circa 16 milioni di consumatori. Alcune iniziative sono nate dal basso, altri invece (come il modello inglese) sono state promosse dall'alto. Filiera corta e chilometro zero non sono una novità per l'Italia, ma si potrebbe far meglio. Il nostro Paese infatti può vantare una fortissima tradizione cooperativa e di cantine sociali che però ha bisogno di crescere dal punto di vista organizzativo e culturale. "Servirebbero una maggiore consapevolezza culturale e un cambiamento delle politiche sottolinea l'autore . Riducendo, ad esempio, la centralità della grande distribuzione che detta i prezzi dei prodotti agricoli". Qualcosa già si muove: in ordine sparso, infatti, sono molti i contadini (in modo particolare i titolari di piccole aziende) che si stanno orientando sui mercati locali per sopravvivere e puntano sulla vendita diretta. Oppure, per abbattere i costi, rinunciano alla chimica e ai pesticidi passando, di fatto, al biologico.


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