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"La terza nazione del mondo"

Data: 15/04/2009
Categoria: Un libro a settimana
Nel libro di Matteo Schianchi i disabili - 650 milioni in tutto il mondo - tra pregiudizio e realtà, tra una citazione da Blade Runner e un pensiero a Pistorius
Da Blade Runner a Pistorius: un viaggio fra pregiudizio e realtà. Un libro coraggioso, non autobiografico ma capace di passare in rassegna tutti gli aspetti anche quelli più nascosti della disabilità: un viaggio fra la realtà e il pregiudizio scritto da un giovane ricercatore di storia abituato a viaggiare fra la Francia e l“Italia e capace di vincere negli anni passati ben diciotto titoli di campione italiano di nuoto, partecipando con la nazionale azzurra anche ai campionati europei e mondiali riservati alle persone con disabilità. A raccontare la realtà dell“essere e del pensarsi disabile, fra una citazione da Blade Runner ("Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare") e un pensiero a Pistorius e alla rivoluzione tecnologica che potremmo avere di fronte, è Matteo Schianchi. La "terza nazione del mondo" è quella delle persone con disabilità, 650 milioni in tutto il mondo: un numero inferiore solamente alla popolazione di Cina e India. In Italia i disabili sono circa sei milioni (ogni anno 50 mila persone diventano disabili, la stima al ribasso è ottenuta sommando gli incidenti sulla strada e sul lavoro con esiti invalidanti) e dunque costituirebbero la seconda regione più abitata dopo la Lombardia. Un numero imponente e variegato, intorno al quale ruota il rifiuto, il pietismo, il pregiudizio e l“autocommiserazione e che favorisce una riflessione a tutto tondo sul linguaggio, sulla relazione, sull“inclusione, sulla tecnologia e le sue conseguenze. A partire però dal riconoscimento che la disabilità, prima di ogni altra cosa, rappresenta un trauma violento per chiunque ne entri a contatto. Il libro ricostruisce i passi compiuti negli ultimi due millenni in questa direzione, dal mondo romano e greco al Medioevo, dalla "mostra delle atrocità" che caratterizzava l“ottocento (i disabili visti con ribrezzo e semmai esibiti solo come fenomeni da baraccone nelle feste di piazza come al circo) fino allo Stato sociale, al loro ingresso nel cinema e nei media, al dibattito fra assistenzialismo e protagonismo. Alla tecnologia. Al di là delle barriere fisiche ci sono quelle culturali, perchè "oltre le protesi ci sono gli sguardi": da qui la necessità di vivere un reale "rapporto fra pari" e di investire sulla scuola per una "cultura della disabilità che cambi quegli sguardi" Ma come si può fare per costruire una visione diversa del mondo della disabilità? I linguaggi del cinema e dello sport possono essere due esempi positivi di come sia possibile comunicare un'immagine del disabile e dell'handicap che vada al di là degli stereotipi e dei fatti di cronaca.


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