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Brindisi, i frati: “No alla trasformazione del Centro accoglienza in Cie”

Data: 26/03/2009
Categoria: Altre News
I frati di Puglia e Molise denunciano la grave situazione del Centro “Restinco”: 194 immigrati trasferiti il 17 marzo scorso all“insaputa di tutti per decisione del ministero
Una decisione rapida, presa senza consultare nessuno, nè amministratori locali nè gestori del Centro di accoglienza "Restinco" di Brindisi. » quanto si è verificato la mattina del 17 marzo 2009 a Brindisi quando, per decisione di "autorevoli fonti ministeriali" - come le definisce il sindaco della città, Domenico Mennitti il Cda è stato svuotato dai suoi 194 migranti trasferiti presso il Centro foggiano di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara) di Borgo Mezzanone. L'indicazione è chiara e deriva dal pacchetto sicurezza: il CdA dovrà trasformarsi in un Cie (Centro di identificazione ed espulsione, gli ex Cpt). Una decisione che desta sconcerto nei più, dagli amministratori locali di colore politico differente (comune e provincia), alla Chiesa per voce dei Frati della Famiglia Francescana del Salento e dei Frati Minori di Puglia e Molise. Già nei giorni scorsi il sindaco di Brindisi Domenico Minnitti aveva inviato un telegramma al ministro dell'Interno Roberto Maroni e al sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano in cui rappresentava "significativa preoccupazione ove il ruolo del sito dovesse configurare un Centro di identificazione ed espulsione". Le motivazioni espresse riguardano la sicurezza e l'ordine pubblico urbani. Difatti Restinco non è adeguata come struttura alla trasformazione per la detenzione di persone. Ad esempio mancano le grate, i bagni sono inadeguati e tutta la struttura non è conforme a quanto richiederebbe un centro per l'espulsione. Gli ultimi adeguamenti per trasformarlo in un centro di accoglienza erano proprio di qualche anno fa. I centri di accoglienza attualmente in Italia sono cinque e operano a Caltanissetta, Crotone, Foggia, Milano e Trapani. Ma non è solo una questione di ordine pubblico e sicurezza, è soprattutto, affermano i Frati di Puglia e Molise, una questione di "dignità umana, rispetto per i diritti fondamentali della persona indipendentemente dalla nazionalità e dalla religione". Infatti, continua la nota dai Frati, "l“immigrato è una persona! Il suo essere persona non può dipendere da un pezzo di carta, questo è vergognoso. Su questo si prova la maturità di una società civile e democratica degna di questo nome". Anche le modalità con cui tutto è accaduto lasciano senza parole. "Il trasferimento denunciano i frati è avvenuto senza alcun tipo di informazione e senza alcun preavviso sia nei riguardi degli ospiti che nei confronti degli operatori. Agli ospiti a causa dell“improvvisa decisione, non è stato riconosciuto il diritto di scegliere dove poter continuare il proprio percorso di integrazione (per molti già avviato da diversi mesi grazie alla solidarietà di associazioni locali)". Ma non sono le uniche ricadute negative. Infatti, anche il Centro foggiano "era impreparato a gestire questo tipo di trasferimento in queste modalità" tanto più che quest'ultimo, a detta dei frati di Puglia e Molise risulta "carente di strutture e servizi adeguati per una vita dignitosa". I Frati non esitano a richiedere al governo maggiore rispetto "delle comunità locali e dei suoi rappresentanti, degli enti locali e delle organizzazioni che operano nel settore affinchè non venga soffocata la cultura dell“accoglienza da politiche xenofobe, che lentamente distruggono il ricco patrimonio di solidarietà civile e religioso".


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