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Questo non è un posto per donne

Data: 07/03/2009
Categoria: Altre News
Un film interamente girato all“interno di Borgo San Nicola di Lecce, apre le porte su un mondo che ai più è sconosciuto. Intervista all“assessore per le pari opportunità del Comune di Leverano Anna Fanuli
Il rumore delle celle e una pianta alla finestra come unico colore nell“arredamento della Casa di Borgo San Nicola. Le voci delle detenute si sentono accavallarsi e la telecamera comincia a concentrarsi sui loro volti. Tra i tanti emerge una testimonianza di Silvia Baraldini, che per anni ha vissuto la condizione di detenuta. Con le lacrime agli occhi e la voce incerta, il suo racconto, appesantito dalla sua esperienza di due anni in isolamento, si fa segno di un orgoglio femminile che va oltre ogni sbarra. Il film di Caterina Geraldi, comincia così. Nella Biblioteca Comunale di Leverano, l“Assessore alle Pari Opportunità dello stesso Comune, Anna Fanuli, ha deciso di ricordare la festa delle donne in modo singolare. Per una volta infatti, si è cercato di dare voce a quelle donne che nella quotidianità nessuno può ascoltare. "In occasione dell“otto marzo, festa della donna, l“assessorato e la commissione per le pari opportunità, hanno voluto presentare il film che Caterina Gerardi, Sandra Del Bene e Rosamaria Francavilla, hanno realizzato" sostiene l“assessore. "Il film, interamente girato all“interno dell“istituto di pena Borgo San Nicola di Lecce, apre le porte su un mondo che ai più è sconosciuto e che, forse, ognuno di noi tende inconsciamente a rimuovere dal proprio quotidiano, vuoi perchè relegato e vissuto da estranei, all“interno di mura chiuse, vuoi perchè si riferisce a soggetti, nel nostro caso donne, che sono in carcere perchè responsabili di reati". Abbiamo chiesto all“assessore Fanuli di approfondire con noi questo tema. Cos“è il carcere? "Il carcere rappresenta nell“immaginario collettivo una condizione estranea rispetto ai luoghi nei quali si svolge normalmente e quotidianamente la vita delle persone" Qual è, secondo lei in quanto donna, il problema della reclusione femminile? "Principalmente l“interruzione dei legami familiari e con il mondo esterno. Quello che si può vedere, attraverso questo film, è la situazione di donne con le loro storie, problemi e difficoltà che vivono la condizione di recluse con la disperazione di madri separate dai loro figli, di donne, divise dai loro affetti". Qual è lo scopo di questo incontro? "Noi non vogliamo sicuramente giudicare, condannare o assolvere qualcuno. Questo è compito della magistratura. Vogliamo solo sensibilizzare l“opinione pubblica ed in particolare chi quotidianamente si trova a in situazioni che potrebbero portare alla stessa condizione, affinchè non si trovi a dover vivere gli stessi problemi e stesse angosce di quelle donne. Vogliamo inoltre sensibilizzare verso una condizione femminile difficile e da risolvere". "La condizione delle detenute, infatti è difficile" come sostiene la regista,"anche perchè molto spesso si ritrova a vivere in ambiente costruiti principalmente per uomini, sia nella dimensione fisica che in quella psicologica."


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