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Come difendersi dall'Aids: stranieri insegnano ai connazionali

Data: 03/03/2009
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia
È la Campagna nazionale Girasole: coinvolte 14 associazioni di stranieri, 10 mila le persone contattate in poco più di 3 mesi. Capofila la onlus leccese Integra
Immigrati protagonisti per informare altri stranieri sui comportamenti sessuali a rischio. Evitare che il contagio dell“Aids si diffonda per problemi legati alla diversità culturale e alla difficoltà linguistiche. Con questi intenti, 14 associazioni di immigrati e di lotta al virus dell“Hiv hanno contattato in poco più di tre mesi 10 mila persone di diverse nazionalità con 26 punti informativi in 7 città. Il progetto appena concluso, del costo di 35 mila euro, ha costituito la prima campagna di comunicazione sociale fra la popolazione straniera sui rischi di contagio di malattie trasmissibili sessualmente ed è stato chiamato "Girasole". Un acronimo che sta per "Gruppo Interculturale Rivolto agli Stranieri Ostacolare L“Hiv&aids E malattie sessualmente trasmissibili". I risultati sono stati presentati in un convegno nella sede dell“Istituto nazionale per la salute, i migranti e la povertà (Inmp) a Trastevere. Duplice lo sforzo compiuto: da un lato quello di creare un network tra realtà pubbliche e private (sono 80 quelle coinvolte nel complesso, tra enti locali, ospedali, asl e associazioni), dall“altro quello di portare i messaggi direttamente all“interno delle comunità migranti. Genova, Milano, Bergamo, Lecco, Roma, Lecce e Catania le città coinvolte dalla rete Girasole per rendere i cittadini migranti consapevoli e attivi nella lotta e nel contrasto diretto dell“epidemia. Klodiana Cuka, presidente di Integra onlus di Lecce, associazione capofila del progetto, ha sottolineato "l“azione di sensibilizzazione basata sul contatto diretto e sul passaparola". Secondo Michela Martini dell“Organizzazione internazionale per la migrazione (Oim), promotrice dell“evento, "la migrazione ci aiuta a rinnovare le strategie nella lotta al virus dell“Hiv". Dai dati forniti dal Centro Operativo Aids (Coa) dell“Istituto superiore di sanità, emerge un aumento dei casi tra gli stranieri, la cui proporzione è cresciuta dal 4,6% del 1994 - 1995 al 20,8% del 2006 - 2007. Secondo le analisi degli esperti, esiste un effetto migrante sano, cioè l“immigrazione è sostenuta prevalentemente da giovani uomini e donne con un patrimonio di salute pressochè integro, frutto di una selezione naturale che precede la partenza dal Paese d“origine. Tuttavia, la precarietà occupazionale nel paese ospite, la scarsa tutela sul lavoro, l“indigenza e le carenze abitative, possono causare malattie che si aggravano per le barriere culturali. Nel caso del contagio da Hiv, i migranti sembrano essere più esposti per la loro elevata mobilità e il loro status legale che comporta scarsa informazione sull“accesso ai servizi sanitari di prevenzione. In una serie di interviste fuori da una nota discoteca romana, realizzate dall“associazione Cap-Italia donne onlus della comunità Capoverdiana, le risposte del campione contattato, una cinquantina tra uomini e donne dai 13 ai 48 anni, hanno evidenziato la vulnerabilità dei più giovani, cui manca la memoria storica delle campagne anti-aids degli anni 80. I due terzi degli intervistati ha dichiarato di non avere avuto comportamenti a rischio negli ultimi 5 anni, ma dalle altre risposte degli stessi soggetti si evince la disinformazione che porta a una percezione distorta del rischio. Ad esempio, il 20% afferma che il rapporto orale senza preservativo non comporta alcun rischio e il 9% ritiene che il rapporto completo senza preservativo sia immune da rischi.


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