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Alla Notte Verde i Cantieri per la sussidiarietà

Data: 28/08/2015
Categoria: Appuntamenti CSV Salento

Venerdì 28 agosto alle ore 20 il CSV Salento partecipa alla 4^ edizione della  Notte Verde di Castglione con il Cantiere "Siamo ciò che mangiamo. Come promuovere una cultura dell'alimentazione responsabile"

Castiglione d’Otranto, venerdì 28 agosto, ore 20 – Parco delle Rimembranze

Per capire la portata dell’incidenza dei pesticidi nella nostra vita basta un dato: è come se ogni cittadino della provincia di Lecce consumasse 2,5 chilogrammi a testa di veleni ogni anno. Questo ci dice la scomposizione dei numeri riportati nella Relazione sullo stato dell’Ambiente 2011 di Arpa Puglia, il monitoraggio più aggiornato, per quanto già datato, a disposizione.

Quanto pesa l’abuso di chimica sulla salute? E quanto sulla salubrità dell’ambiente? Esistono alternative all’utilizzo dei prodotti di sintesi? E chi deve darsi da fare?

Sono le domande a cui proverà a dare risposta “Siamo ciò che mangiamo”, il cantiere per la sussidiarietà organizzato da Centro Servizi Volontariato Salento e associazione Casa delle Agriculture Tullia e Gino, assieme ad Assocanapa. 

L’appuntamento è per le ore 20 di venerdì 28 agosto, nel Parco delle Rimembranze di Castiglione d’Otranto, nell’ambito della seconda serata di Preludio alla Notte Verde, che si terrà sabato 29 agosto.

Dopo i saluti di Raffaele Colluto, assessore all’Agricoltura e all’Ambiente del Comune di Andrano, interverranno Luigi Russo, presidente del Csvs; Luigi Coppola, attivista di Casa delle Agriculture; Sergio Falconieri, agronomo; Rachele Invernizzi, responsabile per il Sud Italia di Assocanapa.

La scelta del tema è significativa: è da Castiglione d’Otranto che è stata lanciata la prima petizione italiana contro l’uso della chimica in agricoltura, il 9 giugno 2013. Le oltre duemila firme raccolte sono state consegnate nel dicembre 2014 all’allora presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

La proposta: una moratoria all’uso della chimica

«E’ necessario – dice Luigi Russo – fare acquisire una consapevolezza sempre più diffusa da parte dei cittadini che le strategie fino ad ora utilizzate per aumentare la produttività dell’agricoltura, attraverso un uso massiccio di chimica, di biotecnologie e di Ogm, hanno anche aumentato i rischi di contrarre malattie degenerative e perfino mutamenti genetici, che avranno effetti sulle prossime generazioni. Come dice Papa Francesco nella “Laudato Si’”, non dobbiamo certamente tornare all’era delle caverne, ma esercitare una funzione di controllo e di verifica per la salvaguardia dei Beni Comuni, in primis la salute pubblica. Il Csv, insieme alla rete delle 700 associazioni di volontariato del Salento, si impegnerà quest’anno a realizzare 50 incontri formativi e informativi su questi temi, che raggiungeranno i volontari e i cittadini e le istituzioni dove vivono e agiscono. E alla fine di questo percorso faremo una proposta precisa alla Regione, quella di realizzare una moratoria severa dell’uso della chimica in agricoltura, come stanno facendo altre regioni e altre nazioni».

I dati: Puglia in controtendenza negativa

In controtendenza rispetto al resto d’Italia, in Puglia il consumo di fitofarmaci negli ultimi anni ha subito un’impennata. Lo sottolinea anche Arpa: «Dopo un periodo di trend in diminuzione, i quantitativi di principi attivi distribuiti sulle superfici agricole pugliesi sono imprevedibilmente e significativamente aumentati nel 2010».  Restiamo la quarta regione italiana per quintali di prodotto distribuito (155.555 nel 2010). In provincia di Lecce, nel 2011 si è registrato un clamoroso +15 per cento rispetto al 2009: 2.032.691 chilogrammi. Appunto, oltre 2,5 chilogrammi a testa. La rivista Science (2013) afferma, inoltre, che l’Italia è il maggior consumatore di pesticidi (per unità di superficie coltivata) dell’Europa occidentale: con 5,6 kg/ettaro/anno, raddoppia il consumo della Francia e anche quello della Germania.

Benefici? No, solo rischi

«L’uso attuale di pesticidi è simile a un ipotetico caso di somministrazione di antibiotici all’intera collettività umana». Così Roberto Romizi, presidente di ISDE Italia (International Society of Doctors for the Environment – Associazione medici per l’ambiente), ha spiegato, con una similitudine choc, l’abuso di fitofarmaci nel Bel paese. L’errore è stato considerare la questione appannaggio del solo settore agricolo. È, invece, un problema attinente all’ambiente, alla sicurezza alimentare, alla salute. Non a caso Arpa Puglia ha sottolineato che, in questa regione, «proprio in relazione alla presenza di residui chimici nei prodotti ortofrutticoli, si è registrato il più alto numero di irregolarità riscontrate, in aumento rispetto agli anni precedenti».

Sono moltissimi oramai gli studi medico-scientifici che rivelano una stretta correlazione tra l'esposizione ai pesticidi e l'insorgere di alcune patologie umane tra le quali infertilità, allergie e intolleranze alimentari, poliabortività, malattie neurodegenerative, disturbi neurocomportamentali, cancro alla prostata, melanoma.

Le alternative ci sono

Le molecole di origine vegetale possono rappresentare una possibile risposta ecocompatibile all’uso della chimica. Sono, infatti, biodegradabili, rinnovabili e poco tossiche nei confronti dell’uomo. Non solo, va sfatato il mito per cui l’agricoltura naturale sia più costosa. L’impatto sociale, oltre che ambientale e igienico-sanitario, derivante dalle alternative ai prodotti di sintesi potrebbe essere notevole: come è successo per secoli, l’agricoltore stesso potrebbe diventare non solo utilizzatore, ma anche produttore dei principi attivi necessari per la difesa delle proprie colture. Da qui il risparmio economico, anche per minare alla base l’oligopolio delle multinazionali dell’agrochimica.

Nella difesa delle colture agrarie, sono state evidenziate almeno due strategie possibili. La prima è la coltivazione di piante miglioratrici, bioattive, che grazie alla rotazione delle colture consentono di incrementare la sostanza organica nei terreni, oggi quasi completamente aridi, specie nel Salento, dove la tecnica del sovescio è pratica da anni abbandonata. La seconda è la coltivazione di piante come fonte di principi attivi per produrre estratti, infusi, oli essenziali, farine, da usare in alternativa ai prodotti chimici. Esiste anche una terza strada, quella del “miglioramento genetico evolutivo”, ma di questo si parlerà assieme a Salvatore Ceccarelli nei dialoghi di apertura della Notte Verde, il 29 agosto alle ore 20.


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